La strada uccide due volte, Suicidi dopo il ritiro della patente

17 Luglio 2017

Secondo l’Osservatorio dell’Asaps contati 22 episodi di suicidio (riuscito o tentato) dal 1997 ad oggi, 11 i ritiri  per stato di ebbrezza. 16 episodi dal 2007
Una inchiesta su il Centauro di giugno

La strada uccide due volte Suicidi dopo il ritiro della patente
C’è un nemico subdolo che in certi casi raddoppia la tragedia: è il rimorso o, in alcuni casi, il peso di subire una sanzione. Lo rivela uno studio dell’Asaps, affrontato da un gruppo di esperti e pubblicato sull’ultimo numero della rivista il Centauro, in uscita proprio nel mese di giugno.

Si tratta di persone che tentano di togliersi la vita, e che in molti casi ci riescono, dopo aver provocato un grave incidente della strada o dopo aver perso la patente, spesso a causa dell’uso, anche lieve, di alcol e droga. I casi esaminati dagli esperti, che hanno redatto l’inchiesta, sono 22, avvenuti dal 1997 ad oggi, 11 dei quali  –  la metà esatta  –  caratterizzati dal ritiro di patente per ragioni legate all’ebbrezza alcolica, con 3 eventi (il 27,3%) nei quali è stato accertato anche l’uso o il possesso di sostanze stupefacenti.

La restante metà degli eventi è ascrivibile al rimorso di aver provocato vittime o feriti in incidenti stradali, alla bocciatura degli esami o a ragioni psichiatriche. Nessuno dei suicidi o degli aspiranti tali, si era visto ritirare il documento per ragioni legate alla velocità o ad altre manovre vietate. Gli esperti ritengono che esista un rischio “stigma” per i ritiri di patente legati ad alcol e droghe (severità della sanzione ma anche disapprovazione da parte della famiglia o dei datori di lavoro, oltre che degli amici) che per la velocità non esiste.

Impressiona il fatto che, pur avendo attivato una ricerca storica dal 1997,  dei 22 episodi rilevati nell’Osservatorio, 16 sono stati conteggiati dal 2007 in poi.

“Lo scopo della ricerca  –  spiega Giordano Biserni, presidente dell’Asaps  –  è stato quello di capire perché il ritiro della patente per ragioni legate all’ebbrezza sia una costante in questi eventi suicidari, e per fare questo abbiamo prima analizzato il fenomeno alla nostra maniera, e poi abbiamo scomodato esperti del calibro di Giovanni Serpelloni,  Capo del Dipartimento per le Politiche Antidroga presso la Presidenza del Consiglio, e di M. Gomma, M. Faccio e C. Rimondo, in servizio presso il Dipartimento delle Dipendenze della ASL di Verona, oltre che di Francesco Albanese, psicologo ed operatore della Polizia Stradale e del nostro Lorenzo Borselli, che ha redatto la parte giornalistica”.

I risultati sono chiari: quando certi eventi si legano all’uso di sostanze, se ne origina un disagio che potrebbe condurre anche alla commissione di atti di autolesionismo, per i quali è necessario individuare strumenti di prevenzione come la formazione degli operatori di polizia, che potrebbero così riconoscere una persona particolarmente vulnerabile e segnalarla agli operatori sanitari.

“Il counseling  –  spiega Biserni  –  è un programma ben articolato e sperimentato dalla Polizia Stradale che, secondo gli esperti che hanno contribuito al nostro lavoro, potrebbe prevenire in maniera determinante queste morti inutili. Morti che si sommano a quelle della strada e che per noi, d’ora in poi, ne faranno parte”.
L’attività di counseling su strada è volta a fornire informazioni e ad orientare il soggetto sottoposto ai controlli all’interno del percorso previsto per gli accertamenti:
– fornire informazioni sul ritiro della patente: percorso clinico, sociale e burocratico;
– spiegare le conseguenze che possono derivare dagli esiti degli accertamenti;
– valutare il grado di comprensione del soggetto,
– individuare possibili fattori di rischio correlati a particolari condizioni di salute mentale;
– fornire informazioni su come gestire l’eventuale ritiro della patente a livello burocratico  amministrativo e dare supporto di tipo assistenziale per la gestione delle reazioni emotive;
– aiutare a gestire l’eventuale rientro a casa.
Il suicidio da ritiro di patente è un atto che viene posto in essere da persone già affette da altre patologie, a volte note a volte no. Spesso legate all’uso di alcolici e stupefacenti.
Dunque una infarinatura alle forze di polizia sui segni premonitori di questo disagio, è utile.