Panda italiana o Polacca?

17 Luglio 2017

   La sigla sindacale della FIOM è l’unica a non aver ancora firmato l’accordo e ora il futuro dello stabilimento si fa più incerto, così come il progetto di Marchionne

Fabbrica Italia potrebbe spostarsi in Polonia. O in Serbia. O in qualsiasi altro paese felice di poter vedere crescere il proprio tasso di occupazione, a discapito di quello nostro.
Perché è quello che potrebbe verificarsi se la FIOM, la sigla sindacale che fa capo alla CGIL, continua nella sua linea dura mostrata fin dalla presentazione del progetto Fabbrica Italia. Al momento hanno aderito tutte le altre associazioni a partire da Fim, Uil, Ugl e Fismic.
Per i rappresentanti sindacali di impiegati e operai del settore metalmeccanico della CGIL, la Fiat non ha mai voluto aprirsi a un vero accordo con i lavoratori, cercando piuttosto di imporre un diktat che cancellerebbe i diritti dei lavoratori previsti dal contratto collettivo nazionale, dall’orario di lavoro ordinario e straordinario, malattia e diritto di sciopero fino all’occupazione.
La FIOM risponde punto punto alle proposte Fiat, reclamando il totale azzeramento di poteri e al ruolo ricoperto dalle RSU.
Ricordiamo che lo stabilimento di Pomigliano d’Arco è un nodo fondamentale per il progetto Fabbrica Italia: qui si intende costruire 270mila unità all’anno della futura Panda con un investimento di 700 milioni di euro per il passaggio delle linee di produzione Alfa Romeo.
La Fiat ha convocato per oggi alle 14 a Roma i sindacati dei metalmeccanici sulla questione dell’impianto napoletano.

Il «niet» della Fiom è inaccettabile per la presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, che si auspica un cambio di opinione per non bloccare un investimento da 700 milioni di euro e un’azienda che prende gli investimenti dall’estero e li sposta in Italia.
Mentre il ministro del lavoro Maurizio Sacconi vede un atteggiamento responsabile da parte di Epifani e si dice ottimista su un’adesione anche da parte della FIOM.

Nel frattempo le fondamenta della Fabbrica Italia si stanno lentamente sradicando dal suolo di Pomigliano d’Arco per ripiantarsi in un paese che non vedrebbe l’ora di ospitare un impianto industriale di questa portata. E che potrebbe essere anche più economico per il Lingotto. Da notare che i sindacati polacchi hanno già detto che sarebbe ben felici di produrre la futura Panda alle stesse condizioni respinte fino ad oggi dalla Fiom.
Certamente torto e ragione non sono mai da una sola parte, ma qui si sta parlando di una zona depressa come Pomigliano dove stanno rischiando il lavoro 5.000 operai a cui se ne aggiungono altri 10.000 dell’indotto. Corretto difendere i diritti dei lavoratori, ricordandoci però che per difendere i diritti bisogna che vi sia lavoro…

Team Infomotori.com – 15/06/2010