downsizing e crossover. I riflessi sociali si ripercuotono anche in campo automobilistico.

17 Luglio 2017

Sembra strano, ma in effetti è così.

Facendo mente locale e tornando alla prima “motorizzazione italiana” degli anni sessanta/settanta
ci si accorge di come quel benessere sociale che si stava formando in quegli anni portava
i possibili fruitori ad acquistare il bene che è universalmente considerato il primo dopo la casa, l’automobile.

Quale auto? Bastava averla e, data la scarsa scelta per il periodo e la forte espansione del marchio fiat, in Italia
le vetture utilitarie del marchio torinese erano quasi sempre le uniche scelte effettuabili.

Symbol di quell’epoca fu appunto la fiat 500, la fiat 600 e la fiat 850. Qual’era il nesso? semplicemente avere
l’automobile, non importava se piccola, poco spaziosa, senza bagagliaio, bastava averla.

Successivamente negli anni ottanta le cose cambiano e gli utenti, che nel frattempo hanno “consolidato” il benessere sociale
iniziato venti anni prima, ora iniziano ad avere esigenze diverse e comprano auto molto piu’ spaziose come le fiat 128, fiat 131 e come
le prime ford e opel di grande motorizzazione europea.

Ora l’utente da semplice automobilista voleva sentirsi a proprio agio nella sua auto, magari fino ad allora piccola e poco pratica per
la famiglia, ma ora grande e confortevole e con un grande bagagliaio per girare in lungo ed in largo l’Italia!

Anni novanta. L’esigenza di spazi si tramuta in voglia di Station Wagon, si tramuta in voglia di primi monovolumi quali Renault Espace,
si tramuta nella sperimentazione di diverse case automobilistiche che cercavano il “volume perfetto” e la “forma perfetta” per contenere questa
voglia di spazio dei clienti. i successi commerciali di quegli anni sono sempre piu’ la volkswagen Golf, che nel frattempo era diventata da tempo
l’auto best seller per quanti volevano la sicurezza di acquistare un prodotto duraturo nel tempo, e le opel astra e le ford escort, che avevano decretato
la presenza di marchi stranieri in Italia.

Il mondo però sta cambiando in quegli anni con una frequenza sempre più corta e dunque dal punto di vista sociale, verso la fine degli anni novanta e i primi anni
duemila si iniziano a captare i primi sentori di insicurezza economica e sociale appunto. Delinquenza in aumento, crack finanziari e quant’altro fanno si
che i clienti potenziali si dirottino verso auto che rilasciano un senso di sicurezza, che possano “dominare” la strada, quali fuoristrada e vetture dalla grandissima
abitabilità.

L’evoluzione naturale dei fuoristrada è stata il Suv, acronimo di Sport Utility Vehicle, in effetti una rielaborazione del fuoristrada in chiave stradale dove le doti
occorrenti non erano certo il grado di guado ma l’adattamento a strade ed autostrade per consentire sicurezza, confort, tenuta e innanzitutto “STATUS SYMBOL”.

Arrivando infine la crisi, in maniera prima lenta e poi “violenta” con il crack finanziario delle banche americane, gli utenti hanno inziato a pensare ad
economizzare per una infinità di ragioni: l’ecologia, la ristrettezza economica, la forte riduzione dei viaggi lunghi in auto (ora si preferisce l’aereo, la nave o
il treno).

da qui un’altra evoluzione del SUV, che passa da quattro ruote motrici (4×4) a semplice trazione anteriore, oltre a ridurre anche le dimensioni, ma rimanendo
inalterate le forme sinuose ed alte, in modo da lasciar ancora traspirare il senso di sicurezza negli automobilisti.

il termine “crossover” indica appunto questa tipologia di veicoli, a metà strada tra un fuoristrada o un suv e una berlina media classica. Classici esempi di crossover vincenti sono il Nissan qashqai, il peugeot 3008 ed il ford kuga, oltre al nuovo nissan juke.

Le cilindrate scendono (downsizing), anche in considerazione della maggiore performance dei motori diesel con l’avvento del common rail, rimanendo inalterate le prestazioni
ma migliorando i consumi ed i costi di esercizio.