il sisma giapponese e l industria automobilistica

17 Luglio 2017

Il violento sisma ha messo in ginnocchio l industria dell’auto nipponica. Preoccupazione fra le case europee. dal Giappone arrivano anche componenti    L allarme di BMW

TOKYO (Giappone)-La fiorente industria giapponese dell’auto è in ginocchio. Terremotata. Non tanto o, almeno, non solo per le conseguenze dirette del sisma (quasi una quarantina gli stabilimenti chiusi), ma anche per quelle indirette. Cioè per i problemi legati ai fornitori (per assemblare un veicolo servono da 20 mila ai 30 mila pezzi), alle infrastrutture (ad esempio i porti dai quali partono le navi cariche di auto) e, i più temuti, alla possibile catastrofe nucleare ed alle possibili contaminazioni.

Toyota, assieme a Nissan, è fra le case più penalizzata (pare che abbia già perso 40 mila vetture) perché diversi siti produttivi si trovano nell’area più colpita, ma dispone di molte fabbriche anche fuori dal Giappone. La produzione è stata sospesa ed i vertici hanno già disposto una donazione di 300 milioni di yen. Anche Honda ha fermato le attività e lamentato la morte di un addetto ed il ferimento di altri 30 a Tochigi ed ha deciso non solo di devolvere 300 milioni di yen, ma anche di mettere a disposizione della popolazione mille generatori a gas. Almeno fino al 20 marzo gli stabilimenti resteranno chiusi. Perse almeno 16 mila auto.

Nissan ha invece sospeso l’attività di produzione solo per qualche giorno (cioè fino a mercoledì scorso) ad Oppama, Yokohama, Nissan Shatai e Kyushu e fino al 18 marzo nella fabbrica di Tochigi e nell’impianto di Iwaki (che produce motori). Due addetti sono rimasti lievemente feriti. Ha devoluto 30 milioni alla Ong Japan Platform ed ha già cominciato ad ospitare i senza tetto nel quartier generale di Yokohama. Con una nota ha precisato che <le ripercussioni di questi eventi sulle attività Nissan al di fuori del territorio giapponese sono ancora sotto studio e ulteriori dettagli verranno forniti successivamente.  Al momento-si legge ancora – i livelli di stock in Europa sono sufficienti per supportare le vendite nel futuro immediato>.

Fra i costruttori nipponici, Mazda è il meno colpito direttamente perché gli stabilimenti (le cui attvità sono comunque state bloccate fino a mercoledì scorso) si trovano a sud, lontani dalla zona del sisma. Tuttavia, avendo fabbriche solo in Giappone e negli Stati Uniti potrebbe essere penalizzate sul fronte europeo. Ha stanziato 30 milioni di yen per le popolazioni colpite ed ha già cominciato a fornire beni di prima necessità e personale da impiegare nei soccorsi.

Bloccate anche le produzioni di Mitsubishi a Sendai, lo stabilimento più vicino all’area di Tohoku raggiunta dallo tsunami che prevede di fronteggiare l’emergenza con 400 milioni di yen. Suzuki  ha chiuso fino a giovedì sei impianti (Takatsuka, Kosai, Iwata, Toyokawa, Sagara, Osuka), così come ha fermato la produzione anche Subaru. Pensatissime anche le flessioni borsa: martedì Toyota aveva perso il 7,9%, Honda il 6,5%, Nissan il 9,5% e Mazda il 10%.

Le ripercussioni, tuttavia, potrebbero abbattersi anche sui produttore europei. Dal Giappone arrivano molti componenti (ad esempio microchip) e la tedesca Bmw ha già lanciato l’allarme (ne ha riferito la tv di stato tedesca) dichiarando che i primi pezzi potrebbero cominciare a mancare ancora entro la settimana.