IPT, l Imposta Provinciale di Trascrizione, si trasforma

17 Luglio 2017

Origine e importo dall’IPT

L’IPT, quella sigla che vediamo riportata come inclusa o meno nel prezzo dell’auto che vorremo acquistare, è l’acronimo di Imposta Provinciale di Trascrizione, quel tributo che ogni automobilista deve pagare per immatricolare in Italia un’auto nuova per l’iscrizione, trascrizione ed annotazione dei veicoli sul PRA, il  pubblico registro automobilistico.
Il suo valore è sempre stato determinato dalla Provincia, secondo la tabella allegata alla gallery, la quale è libera di deliberare l’aumentao del suo importo, stabilito dal Ministero, fino ad un massimo del 30%, come riportato dall’altra tabella riassuntiva.

Modifica in conseguenza del federalismo fiscale

Il 31 marzo 2011 il Consiglio dei Ministri ha approvato in via definitiva il decreto legislativo sul federalismo fiscale, con il quale, tra le altre, veniva annunciato una trasformazione dell’IPT: tradotto in soldoni (veri e propri), il riordino del tributo si traduce in un aumento dell’importo, a carico degli automobilisti.

Così, l’Imposta Provinciale di Trascrizione non rimane variabile (tra 151 e 196 euro a seconda della provincia), ma diventa proporzionale alla potenza. Fino a 53 kW di potenza massima, l’importo rimane fra i 151 ed i 196 euro.

Dai 54 kW in su è previsto un costo aggiuntivo, da sommare alla cifra di partenza, variabile tra i 3,5119 euro/kW ed i 4,5655 euro/kW, con un importo totale finale diverso per ogni provincia

“Già dall’anno in corso, si avrà un consistente incremento dell’IPT per la registrazione delle vetture nuove di potenza superiore a 53 Kw, i cui acquirenti dovranno pagare un importo crescente parametrato alla potenza delle vetture con costi per l’utente che potranno aumentare considerevolmente-ha dichiarato Eugenio Razelli, Presidente di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica).

L’inseverimento di una tassa che esiste solo in Italia, aumenta la pressione fiscale su un settore che  sta vivendo una fase molto delicata.

Si tratta dell’ennesimo aggravio fiscale a danno del comparto automotive, che già detiene il primato, in Italia, in termini di contributo alle entrate fiscali dello Stato, con oltre 67 miliardi di Euro versati nel 2009, pari al 16% del totale del gettito fiscale e al 4,5% del PIL, l’incidenza più alta tra i principali Paesi europei.

Sommata al recente aumento delle accise sui carburanti ed alla solita disattesa promessa fatta in campagna elettorale dell’abolizione del bollo auto, questa misura porta influenze negative sulle vendite e sull’intero comparto.

Ci auguriamo che il Governo possa convocare le associazioni di settore, in modo da individuare misure di correzione all’attuale decreto al fine di tutelare l’utente finale”.

Cosa cambia

In sostanza però, la maggiorazione finisce per colpire chi acquista auto di cilindrata e potenza maggiore e che ha quindi una disponibilità economica maggiore. Così, immatricolare una Ferrari costerà di più che immatricolare una Peugeot 207.